Il 22 aprile  2016, giornata mondiale della terra, 175 paesi hanno ratificato Cop21, l’accordo di Parigi sul clima. E’ un risultato importante, che avrà conseguenze positive sull’economia. E anche sul modo di fare costruzioni. 

 

I cambiamenti climatici non sono reversibili, se non nel lunghissimo periodo. E a patto di mettere a punto una serie di soluzioni atte a ridurli e a contenere emissioni climalteranti, che sono la causa delle modificazioni che in questi ultimi anni hanno colpito con sempre più forza.Modificazioni dovute all’innalzamento delle temperature medie che, con l’accordo di Parigi dello scorso dicembre, devono essere contenute entro un limite prestabilito. Per mantenerle entro quel limite sono necessarie azioni concrete sulla base di precisi impegni che ogni Paese del mondo dovrebbe rispettare. Pena il superamento delle soglie fissate, l’avvio di una situazione di non ritorno e, dunque, l’impossibilità di garantire un futuro adeguato.Queste non sono visioni e frasi da catastrofisti dell’ultima ora, ma semplicemente la presa d’atto di una situazione molto grave che i governi dei diversi stati, sotto l’egida delle Nazioni Unite, hanno deciso di affrontare a dicembre a Parigi con la conferenza Cop21 e che il 22 aprile 2016 ha prodotto il primo vero e significativo atto concreto: la ratifica da parte di 175 paesi dell’accordo sul clima di Parigi.

 

BUONI PROPOSITI

Con questa ratifica, sottoscritta proprio il giorno simbolicamente chiamato Earth Day, la giornata dedicata alla salvaguardia della Terra istituita nel 1970, si è di fatto messo in moto un meccanismo che dovrebbe portare rapidamente, il condizionale è d’obbligo, i ratificanti a introdurre specifiche normative a piani d’azione. Il condizionale sottolinea che dal volere ora si deve passare al dovere, con una specifica ratifica del Parlamento italiano che deve recepire i contenuti dell’accordo di Parigi e tradurli in azioni. Quali? E’ facile prevedere che si dovranno prendere misure specifiche in termini settori produttivi, che in Italia hanno un forte impatto economico e sociale, ma anche ambientale, come l’edilizia, la produzione industriale, il turismo e tutto ciò che riguarda la bolletta energetica. Azioni che, è possibile prevedere, saranno un più deciso e supporto, oltre che obbligatorietà, dello sviluppo legato all’edilizia sostenibile, alla produzione manifatturiera basate sulle eco-innovazioni, al turismo sostenibile, alla mobilità elettrica e sostenibile, allo sviluppo legato alle energie rinnovabili come fotovoltaico, geotermia, mini-eolico.

AZIONE DIRETTA

Sono azioni che avranno un peso significativo sul futuro di alcuni settori produttivi, l’edilizia in primis, che tuttavia è già pronta ad affrontare questa sfida. Infatti, la lunga crisi ha avuto come effetto positivo quello di far riflettere il settore rispetto alle derive del periodo precrisi, derive speculative che in nome di uno sviluppo non equilibrato con il territorio ma certamente conveniente agli investitori, spesso improvvisati, dell’ultima ora, ha generato quel circolo vizioso di interessi legati allo sfruttamento di risorse non rinnovabili, incrementando il patrimonio edificato senza alcun reale legame con il mercato. Al punto che l’overproduzione edilizia associata ai problemi finanziari mondiali e poi italiani ha generato una delle crisi più rilevanti della storia delle costruzioni di questo paese. Cop21 e la ratifica all’Onu del 22 aprile 2016 sono passi avanti verso un ripensamento del modello di sviluppo e un più adeguato modo di produrre, in modo sostenibile, trovando conveniente, redditivitàe remuneratività all’interno dei nuovi paradigmi.E  le opportunità ci sono tutte per il settore, basta saperle cogliere senza remore e tenttenamenti, sapendo che il futuro è lì, non nel passato alle nostre spalle.

LUNGO PERIODO

Tradurre l’accordo di Parigi in azioni significa da un lato far fronte all’emergenza mondiale sul clima, ma da un altro mettere in atto azioni di lungo periodo orientate a modificare le modalità stesse dello sviluppo economico, uno sviluppo sostenibile al quale tutti i comparti devono contribuire per raggiungere gli obbiettivi fissati. Il documentario sottoscritto nelle sue 31 pagine mira a limitare la temperatura media globale entro i 2 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industrialie per farlo incrementa i finanziamenti per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e lo sviluppo di strumenti resilienti nei confronti dei  cambiamenti climatici. Per il settore delle costruzioni si aprono almeno due partite importanti. La prima riguarda prodotti, processi e tecnologie costruttive legate alla nuova costruzione, che devono ridurre al minimo l’impatto non solo degli edifici e delle opere realizzate, ma va ripensato al senso dell’economia circolare il processo costruttivo, agendo in  modo da minimizzare gli impatti e ridurre al massimo le emissioni. La seconda riguarda la sfida di rendere efficiente, dal punto di vista energetico, il grande patrimonio energivoro edificato dal dopoguerra in poi, che rappresenta l’80% dei nostri edifici.

RIFLESSI EDIFICABILI   

E’ su quel patrimonio, che oggi presenta certificazioni in classe A per circa il 2% degli edifici, che si deve operare. Su quel 98% di quell’80% si deve intervenire. In italia ci sono 14,5 milioni di edifici. Oltre 11 milioni sono edifici sui quali si dovrebbe intervenire. Anzi si potrebbe, se ci fossero le condizioni. Ma le condizioni in effetti ci sono: non c’è mai stato un livello così elevato di incentivi fiscali alla rigenerazione energetica, il tasso di sconto non è mai stato così basso e i costi di intervento non sono mai stati così convenienti, con le banche che mai come in questo periodo hanno una disponibilità di liquidità  raggiunta nella storia.Le condizioni ci sono, le imprese sappiamo che sono pronte e sanno anche come fare. Adesso attendiamo che la politica faccia scelte coerenti e faccia azioni di lungo periodo. Non decisioni  all’ultimo momento negli ultimi giorni dell’anno e a scadenza ravvicinata.L’edilizia non è un vasetto di yogurt e i provvedimenti non possono essere di breve durata. Ci attendiamo scelte strategiche e coraggiose, di lungo periodo, solide e concrete. E lì che si gioca son solo la nostra credibilità e un bel pezzo di sviluppo economico e di opportunità di lavoro, ma soprattutto è il futuro dei nostri figli. Aspettiamo fiduciosi, certi che le scelte oggi non sono più derogabili e rimandabili. Adesso è il momento.Adesso.

Un commento su L’EDILIZIA CAMBIA CON L’ACCORDO SULL’AMBIENTE

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