L’abbattimento selettivo degli edifici è il primo passo verso un’economia circolare delle costruzioni. Non è difficile, basta seguire un metodo. E i vantaggi (anche economici) alla fine non mancano. 

 

Con l’adozione dell’ambizioso pacchetto di misure per incentivare la transizione verso un’economia circolare, l’Europa ha intrapreso una strada di forte innovazione dei settori economici il cui obbiettivo è rafforzare la competitività e stimolare la crescita economica sostenibile per creare nuovi posti di lavoro. Uno dei temi al centro dell’agenda europea sull’economia circolare riguarda l’intero ciclo di vita delle materie prime. E in questo contesto l’edilizia rappresenta il settore maggiormente chiamato ad apportare dei cambiamenti, in quanto rappresenta il settore che contribuisce maggiormente alla produzione di rifiuti speciali. Come azzerare la produzione di rifiuti prodotti dalla demolizione incrementando la circolarità delle materie prime edilizie? In un’ottica di economia circolare la demolizione rappresenta la fase più importante del processo edilizio, dal quale dipende la concreta applicabilità dello stesso modello circolare. Demolire un’ottica circolare significa ottimizzare il più possibile la raccolta di qualità, aumentando la possibilità di riciclo e riutilizzo dei materiali. La demolizione, dunque, non come fase finale del manufatto edilizio, ma come fase propedeutica per dare nuova vita ai suoi componenti e materiali.

 

 ABBATTIMENTI STUPIDI

In Italia la demolizione intelligente è ancora poco utilizzata. E’ prediletta una demolizione tradizionale eseguita mediante sofisticati macchinari che accorciano i tempi ma trasformano gli edifici in un blocco indifferenziato di materie riducendo al minimo i materiali potenzialmente riciclabili. La demolizione tradizionale appoggia un modello di economia lineare non considerando la possibilità di riutilizzare il materiale: si producono esclusivamente scarti da confluire in discarica o in misura minore scarti di bassa qualità da avviare al recupero solo dopo aver subito un adeguato trattamento di selezione. Come invertire tale tendenza in direzione di un processo di demolizione intelligente a supporto dello sviluppo di un’economia circolare delle costruzioni? Un metodo è quello della demolizione selettiva degli edifici. Essa può essere definita come una “tecnica di decostruzione”, in grado di separare i rifiuti in composti omogenei. Tale tecnica prevede la possibilità di controllare nel luogo di produzione dei rifiuti la loro composizione in modo tale da poter conferire a un impianto di trattamento un materiale effettivamente inerte e separato da sostanze che possono alterare il processo stesso di recupero. Lo scopo è aumentare concretamente il livello di riciclabilità degli scarti generati nei cantieri di demolizione, qualunque sia la struttura di partenza dell’edificio,secondo un approccio che privilegia l’aspetto della qualità del materiale ottenibile. Si possono individuare a tal proposito quattro categorie di materiali riutilizzabili prodotti dalla demolizione selettiva:

  •  materiali riutilizzabili con la stessa funzione in altri luoghi (come ad esempio per le finestre e le porte)
  • materiali riutilizzabili il cui smontaggio comporta un nuovo utilizzo con funzioni diverse da quella originale;
  • frazioni monomateriali rimpiegabili come materiale uguale a quello d’origine dopo processi di trattamento, ma con diversa funzione e forma;
  • frazioni monomateriali rimpiegabili in materie prime secondarie diverse dal materiale d’origine per forma e funzione, rimpiegabili dopo processi di trattamento.

La demolizione selettiva si struttura mediante un processo complesso articolato in più fasi distinte le quali partono dal livello superiore dell’edificio per arrivare alla fondamenta. La sequenza delle operazioni è così configurata:

  • rimozione di parti mobili esterne come le impermeabilizzazioni e le coperture e di tutti i materiali pericolosi;
  • rimozione di impianti tecnici quali impianti elettrici, di riscaldamento e delle installazioni sanitarie;
  • rimozione di serramenti esterni ed interni
  • rimozione della pavimentazione e delle tramezzature
  • demolizioni di parti strutturali in cemento armato e relativo stoccaggio in contenitori separati.

 

 

 RIORGANIZZAZIONE

 

La demolizione selettiva presuppone, una riorganizzazione del cantiere edilizio non solo perché le operazioni tradizionali sono sostituite da operazioni di destrutturazione e stoccaggio per l’ottenimento di frazioni omogenee, ma anche perché si richiede un’adeguata formazione del personale di cantiere. Come è evidente il processo di demolizione selettiva appare più complesso di quello tradizionale con costi totali apparentemente maggiori del 10%-20% rispetto le demolizioni tradizionali e tempi notevolmente più lunghi. Una progettazione dell’edificio attenta alle necessità della demolizione può contribuire a ridurre notevolmente i tempi e i costi di decostruzione. A fronte di tali svantaggi si rilevano, di contro, una molteplicità di vantaggi sia di carattere economico che ambientale. Il vantaggio principale è dato dalla possibilità di riutilizzare i materiali di scarto. Ciò consente di ridurre i rifiuti conferiti in discarica e le conseguenze negative di quest’ultime sull’ambiente. Inoltre, permette di risparmiare nuove materie prime per loro natura limitate riducendo al contempo le energie volte alla loro estrazione e lavorazione nonché i gradi di inquinamento derivati dall’attività estrattiva. Altri benefici da imputare alla demolizione selettiva riguardano: la riduzione dei costi di trasporto: ogni cassone di materiale può essere trasportato direttamente nel luogo di smaltimento; la possibilità di avere a disposizione materiali omogenei privi di impurità, quindi la maggior qualità. Perché si verifichi una concreta convenienza economica sono necessarie due condizioni: la vendibilità effettiva del prodotto riciclato e la messa a sistema secondo un modello reticolare di tutti i soggetti rientrati nella filiera delle costruzioni.

 

 RICICLAGGIO ANSEATICO

Paesi europei come la Danimarca, il Belgio e l’Olanda si sono già mossi in tale direzione e di fatto riciclano a oggi l’80% dei materiali C&D, ovvero provenienti da attività di demolizione. In Italia, invece, complice la possibilità di reperire materie prime ad un costo contenuto, e la presenza di un sistema legislativo e di tassazione che penalizza l’attività di riciclo, la percentuale dei rifiuti riciclati non arriva neanche al 9%. Appare ormai urgente un cambio di direzione anche in Italia verso un modello circolare delle costruzioni in grado di azzerare la produzione di rifiuti incentivando la riciclabilità delle materie prime edilizie. Per farlo è necessario che tutta la filiera operi un cambiamento mediante azioni, incentivi e regolamenti in grado di favorire concretamente la sua applicabilità. Solo così anche la demolizione selettiva potrà diventare una realtà concretamente più conveniente perché inserita in un effettivo meccanismo circolare.

 

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