Come per qualsiasi investimento, anche il superbonus non si può sottrarre ad una valutazione che consenta di mettere in luce pregi e difetti oltre che costi e benefici. Ma, mentre è semplice parlare delle spese sostenute, più complicato è valutarne gli effetti diretti e indiretti.
Costi ed effetti del superbonus
Nel corso di questi 3 anni ci hanno provato alcuni soggetti con report più o meno accurati. Tra quelli più interessanti e meritevoli di segnalazione, è possibile citare le analisi di Nomisma (febbraio 2023), della Fondazione Nazionale dei Commercialisti (dicembre 2022) e del Censis (novembre 2022)
Analisi non aggiornatissime ma che consentono di comprendere quali siano le logiche che dovrebbero sottendere ad una valutazione degli investimenti ammessi alle detrazioni fiscali di cui all’art. 119 del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio).
A fronte dei costi, in parte desumibili mensilmente mediante le rilevazioni di Enea (da cui sfugge la parte relativa al sismabonus 110% di cui si sa poco), secondo Nomisma occorre prendere in considerazione tre tipologie di effetto:
- diretto: la spesa aggiuntiva in un settore genera una produzione nel settore stesso ed in tutti i settori che devono attivarsi per produrre semilavorati, prodotti intermedi e servizi necessari al processo produttivo;
- indiretto: ogni settore attivato direttamente né attiva altri in modo indiretto (una catena di azioni e reazioni indotta dalla produzione del prodotto iniziale);
- indotto: le produzioni dirette ed indirette remunerano il fattore lavoro con redditi che alimentano una spesa in consumi finali che a sua volta richiede maggiori produzioni.
Tra gli effetti complessivi degli investimenti in superbonus occorre valutare l’impatto:
- economico e finanziario;
- occupazionale;
- sulla riduzione totale delle emissioni di Co2 in atmosfera;
- sulla riduzione dei consumi e delle spese in bolletta;
- sul miglioramento della sicurezza degli edifici.
L’impatto economico e finanziario
Per valutare l’impatto economico e finanziario è possibile fare riferimento allo studio della Fondazione Nazionale dei Commercialisti che ha ricostruito la metodologia applicata dalla Ragioneria Generale dello Stato (RGS) nelle stime degli effetti di finanza pubblica dei bonus edilizi e presentato una stima alternativa del costo lordo per lo Stato e dell’effetto fiscale indotto dal superbonus 110% che tiene conto dell’impatto che il superbonus esercita sul settore edile e sull’economia in generale.
Secondo i Commercialisti il costo dei bonus edilizi nel bilancio dello Stato è dato dalla differenza tra:
- il costo “lordo” rappresentato dalle minori entrate che affluiscono al bilancio dello Stato in ragione delle detrazioni scomputate dalle imposte lorde sui redditi (detrazione diretta) oppure le minori entrate che affluiscono al bilancio dello Stato in ragione dell’utilizzo dei crediti di imposta in compensazione con i debiti fiscali e contributivi del fornitore o cessionario (detrazione indiretta);
- l’effetto indotto calcolato tramite le maggiori entrate che affluiscono al bilancio dello Stato in ragione del prelievo fiscale e contributivo sulle maggiori basi imponibili che vengono dichiarate, rispetto a quelle (minori) che sarebbero state dichiarate in assenza di una agevolazione che, incentivando la spesa per interventi sul patrimonio immobiliare esistente, produce effetti incrementativi sui volumi di fatturato e di reddito delle imprese del settore edilizio e degli operatori economici dell’indotto, nonché sui relativi livelli occupazionali e salariali.
Senza entrare nel dettaglio della metodologia utilizzata e dei calcoli (che è possibile visionare nel documento pubblicato), secondo i Commercialisti per ogni euro speso dallo Stato sottoforma di agevolazione fiscale per i bonus edilizi, rientrano nelle casse dello Stato 43,3 centesimi per un costo netto di 56,7.
Ciò significherebbe che dei circa 93,5 miliardi di detrazioni ammesse in questi 3 anni, 40,5 miliardi circa rientrano nelle casse dello Stato mentre 53 miliardi circa sono il costo netto. Un costo che, a seguito della riclassificazione del superbonus come “credito pagabile ma non rimborsabile” viene contabilizzato negli anni in cui matura il diritto alla detrazione.
Traducendo i numeri forniti da Enea relativi alle detrazioni ammesse:
- tra il 2020 e il 2021 sono stati maturati 17,8 miliardi di detrazioni immediatamente contabilizzate ma che andranno a diminuire le entrate negli anni 2021, 2022, 2023, 2024, 2025 e 2026, di questo importo:
- 7,7 miliardi circa sono immediatamente rientrati nelle casse dello Stato;
- 10,1 miliardi sono il costo per lo Stato ovvero 0,67 miliardi al mese circa (considerato l’orizzonte temporale ottobre 2020-dicembre 2021);
- nel 2022 sono stati maturati 51 miliardi circa di detrazioni immediatamente contabilizzate ma che diminuiranno le entrate negli anni 2023, 2024, 2025 e 2026 (dall’1 gennaio 2022 la detrazione si ripartisce in 4 quote annuali di pari importo) senza considerare l’effetto dello spalmacrediti in 10 anni, di cui:
- 22 miliardi circa sono immediatamente rientrati nelle casse dello Stato;
- 29 miliardi circa sono il costo per lo Stato ovvero circa 2,4 miliardi al mese;
- nel 2023 (fino ad agosto) sono stati maturati 24,7 miliardi di detrazioni immediatamente contabilizzate ma che diminuiranno le entrate negli anni 2024, 2025, 2026 e 2027 (anche qui non si fa riferimento allo spalmacrediti), di cui:
- 10,7 miliardi circa ritornano allo Stato;
- 14 miliardi circa sono il costo per lo Stato ovvero circa 1,17 miliardi al mese.
Numeri certamente “importanti” che mettono a nudo l’assenza di adeguata pianificazione della spesa ma notevolmente diversi da quelli che circolano negli ultimi mesi.
Effetto occupazionale
Secondo il report del Censis, solo nel 2021 il valore aggiunto delle costruzioni è aumentato del 21,3% rispetto all’anno precedente. Tra agosto 2020 e ottobre 2022 il superbonus ha avuto un impatto determinante sull’occupazione pari a 900.000 unità di lavoro, tra dirette e indirette. Solo nel periodo gennaio-ottobre 2022 è stato stimato che i lavori di efficientamento energetico degli edifici abbiano attivato 411.000 occupati diretti (nel settore edile, dei servizi tecnici e dell’indotto) e altre 225.000 unità indirette.
Numeri che vanno letti alla luce dell’analisi di Nomisma che ha stimato un incremento di 641.000 occupati nel settore delle costruzioni e di 351.000 occupati nei settori collegati.
Stiamo parlando di soggetti che, in assenza di occupazione regolare, sarebbero stati certamente sostenuti dalle politiche di welfare. Si potrebbe stimare un risparmio superiore a mezzo miliardo di euro al mese ovvero 6 miliardi di euro all’anno.
Riduzione delle emissioni e risparmio in bolletta
Secondo l’analisi di Nomisma è stato stimata una riduzione totale di 1,42 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 in atmosfera. Questo significherebbe che l’investimento per la transizione ecologica attraverso il Superbonus è costato 59 euro per tonnellata CO2, contro i 52 euro per Trasporti e i 95 per Industria.
Vale la pena ricordare il Dossier pubblicato da ANCE dal quale si evince che il 60% degli interventi hanno riguardato gli edifici più energivori (classi F e G). Alla fine, quasi il 90% degli interventi hanno portato gli edifici nelle classi migliori (da A a C), un risultato estremamente importante per il livello di emissioni prodotte. Un dato importante considerato che, secondo i dati presenti nel sistema informatico SIAPE dell’Enea il 76% degli immobili italiani si trova nelle classi più basse (E, G, F) e che l’8,6% delle famiglie afferma di non riuscire a riscaldare adeguatamente la casa.
Secondo Nomisma l’effetto energetico del superbonus ha avuto un impatto diretto sulle tasche degli italiani con un risparmio complessivo di 29 miliardi (proiezioni che prendono come riferimento i dati aggiornati al momento della stima). Chi ha beneficiato del salto di classe energetica avrebbe, infatti, beneficiato di una riduzione dei costi in bolletta pari a 964 euro all’anno.
Miglioramento della sicurezza
Più difficile è stimare l’impatto del supersismabonus. La decisione del legislatore di eliminare l’obbligo di salto di classe sismica e l’assenza di dati precisi non consente di stimare la riduzione complessiva del rischio sismico.
Siamo ancora in attesa del provvedimento attuativo grazie al quale Enea potrà aggiornare le sue piattaforme consentendo la trasmissione dei dati relativi agli interventi di riduzione del rischio sismico, in analogia con quello relativo agli interventi di efficientamento energetico. Un obbligo previsto dall’art. 24, comma 1 del D.L. n. 36/2022 su cui si sono perse le tracce.
Conclusioni
È vero che lungo il cammino si è dimenticato completamente il concetto di progettualità, come è anche chiaro che qualsiasi misura necessita di obiettivi chiari e stanziamenti precisi. Non si può, però, trascurare che, errori di gioventù a parte, il superbonus sia stata (ormai è a fine corsa) un’esperienza che ha consentito a tutti gli operatori di evolvere le loro professionalità e da cui è possibile ripartire per definire il futuro del Paese. Soprattutto in un momento storico delicato, sempre più attento al green e alla “transizione energetica“, concetti che si spera non restino solo una chimera.